REATO DI VIOLENZA OSTETRICA PER PARTO CESAREO NON NECESSARIO

Diritto al parto naturale anche in presenza di un precedente taglio cesareo, valorizzazione del consenso libero e informato della partoriente, tendenza a favorire il parto fisiologico e introduzione del reato di violenza ostetrica, punibile con la reclusione da 2 a 4 anni, per atti che espropriano la donna della sua autonomia e dignità durante il parto.

Nel 2015 in Italia il 34,1% dei bambini è venuto al mondo tramite parto cesareo: un dato che ha fatto posizionare il nostro Paese al primo posto in Europa per numero di cesarei, che arrivano fino al 60% in Campania.

C’è chi pensa che tale scelta non sia sempre libera e consapevole, ma piuttosto indotta dai medici per ragioni economiche ed organizzative. Ricordiamo ad esempio che praticando un parto cesareo una struttura ospedaliera guadagna 2457 euro al posto dei 1139 euro previsti per un parto naturale. E il primo può essere programmato con anticipo a differenza del secondo che va solo aspettato.  

Negli ultimi anni, anche a seguito di tragici episodi di morti materne, sono state numerose le proposte di legge inerenti i diritti della partoriente e del neonato, ben 8. Come quella d’iniziativa del deputato Zaccagnini presentata l’11 marzo dello scorso anno e discussa in questi giorni. Vediamola in dettaglio.

Il capo I promuove il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità personale della partoriente e del neonato; favorisce il parto fisiologico, spontaneo, eutocico, normale e naturale e promuove l’adeguatezza degli interventi al fine di ridurre il ricorso al taglio cesareo, al parto vaginale operativo e a tutte le pratiche lesive dell’integrità psico-fisica della donna, incluse le umiliazioni verbali.

Il capo II è dedicato ai diritti delle donne, che non vengono meno neanche durante il travaglio, e al consenso informato, libero e consapevole ai trattamenti medici.

Va garantita la possibilità di un parto naturale pur in presenza di un pregresso taglio cesareo e il parto fisiologico può svolgersi ugualmente in case di maternità extra-ospedaliere o presso il domicilio della donna, al fine di vivere l’evento della nascita in un contesto umanizzato e sicuro.

Si individuano poi le pratiche lesive della dignità e dell’integrità della donna (episiotomia, uso della ventosa e del forcipe, rottura artificiale del sacco amniotico, manovra di Kristeller e di Varsava, induzione farmacologica del travaglio), vietate se non nei casi di assoluta e documentata necessità medica, e le modalità di risarcimento del danno, sia biologico che morale.

È inoltre introdotta la fattispecie della “violenza ostetrica”, punita con la reclusione da 2 a 4 anni, e costituita da azioni o omissioni volte ad espropriare la donna della sua autonomia e della sua dignità durante il parto, come obbligare la donna a partorire in posizione supina con le gambe sollevate, ostacolare o impedire il contatto con il neonato senza giustificazione medica, somministrare tecniche di accelerazione del parto e praticare il taglio cesareo senza indicazioni mediche e senza il consenso della donna, esporre il corpo della donna violando la sua dignità.

Il capo III enumera i diritti del neonato, che è una persona e va trattata con rispetto e dignità. Egli ha diritto alla nascita fisiologica, a restare con la madre ogni volta che le condizioni di entrambi lo consentano, al contatto immediato dopo la nascita e all’allattamento al seno. È vietata la donazione del sangue del cordone ombelicale in quanto biologicamente appartenente al neonato.

Il capo IV stabilisce i compiti di regioni e province autonome, che devono fornire un’adeguata informazione alla partoriente tramite i consultori familiari mentre le aziende sanitarie hanno l’obbligo di prevedere un sistema di accountability annuale accessibile al pubblico e di fornire all’utenza strumenti telematici e cartacei per la valutazione dell’assistenza ricevuta.

È inoltre istituita l’Autorità nazionale per la garanzia dei diritti della donna e del bambino nel parto e nella nascita, con compiti di monitoraggio, prevenzione, ispezione, controllo e sanzione.