Questa giornata nasce per ricordare Giulia, una ragazza di 17 anni morta nel 2011 per un arresto cardiaco causato dalla bulimia di cui soffriva. Giulia voleva farsi aiutare, voleva vincere questa battaglia ma non ha avuto tempo: mentre era in lista d’attesa per entrare in uno dei centri specializzati per la cura dei disturbi alimentari il suo cuore ha smesso di battere.
Suo padre, Stefano Tavilla, ha deciso di trasformare la tragedia della sua famiglia in un’occasione di aiuto per gli altri e ha fondato l’associazione “Mi nutro di vita” per sensibilizzare tutti, dalle istituzioni, agli insegnati, ai medici, ai ragazzi nelle scuole. All’anniversario della scomparsa di sua figlia, il 15 marzo, ha dato un nome: “Giornata del Fiocchetto Lilla”, Un nome che viene dagli Stati Uniti, dove da tempo alla ricerca viene abbinato come simbolo un fiocchetto “pervincius”, lilla in italiano.                                    

Quest’anno la data è stata particolarmente significativa in quanto l’8 marzo è stata presentata la proposta di legge D’Ottavio-Pastorino per l’Istituzione della giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare, consegnata simbolicamente il 15 marzo, dopo la firma di tutti i deputati, nelle mani di Laura Boldrini insieme a tanti fiocchetti lilla. Tale proposta si compone di 4 articoli: nel primo si riconosce il 15 marzo come giornata nazionale contro i dca, finalizzata alla sensibilizzazione e alla prevenzione. Nel secondo si indicano le modalità di svolgimento di tale giornata e gli obiettivi da conseguire; nel terzo si individua come simbolo un fiocchetto di stoffa color lilla; nel quarto si stabilisce il Ministero della Salute quale organo di coordinamento nazionale per questa giornata, in collaborazione con enti e regioni. 

A sostegno di tale proposta, l’11 marzo è stata presentata anche una petizione su change.org che nel giro di una settimana ha già raccolto 2170 firme.

Dedicare una giornata-evento ai Dca significa aumentare l’attenzione della popolazione italiana attorno a queste patologie che utilizzano il corpo come mezzo per comunicare un disagio ben più profondo, che coinvolgono più di 3 milioni di persone e sono la principale causa di morte per le ragazze tra i 12 e i 25 anni.