Le norme poste a tutela dei lavoratori sono giuste e indispensabili ma non bisogna approfittarsene!

Cominciamo subito col dire che su ogni lavoratore, come su ogni datore di lavoro, gravano i doveri di correttezza e buona fede che devono esser sempre rispettati nell’ambito dell’attività lavorativa e della garanzia dei reciproci diritti.

Il lavoratore in malattia deve inoltre rispettare il dovere di cura e di non ritardata guarigione.

Inoltre egli durante il periodo in cui è in malattia non solo non deve svolgere alcuna attività lavorativa, né inerente la sua occupazione né alternativa, ma non deve neppure svolgere alcuna attività che possa dilatare il decorso della malattia stessa.

La Corte di Cassazione si è pronunciata il 7 luglio scorso, sentenza numero 13955/2015 affermando che è legittimo il licenziamento di un dipendente  se vi è stata “la mancata osservanza dei doveri di cura e di non ritardata guarigione gravanti sulla parte contraente tenuta ad eseguire nel migliore dei modi la prestazione lavorativa per la quale era remunerato dalla parte datoriale”

E anche altre pronunce precedenti avevano affermato che la malattia del dipendente dev’esser valutata alla stregua dei principi di correttezza e buona fede.

La Corte di è espressa proprio così:

“in caso di mancata prestazione lavorativa a causa di malattia del dipendente il comportamento di quest’ultimo va valutato in rapporto ai principi di correttezza e buona fede di cui agli articoli 1775 e 1375 del Codice Civile che debbono presiedere all’esecuzione del contratto e che, nel rapporto di lavoro, fondano l’obbligo in capo al lavoratore subordinato di tenere, in ogni caso, una condotta che non si riveli lesiva dell’interesse del datore di lavoro all’effettiva esecuzione della prestazione lavorativa”

Il lavoratore potrebbe comunque svolgere lavori all’interno di casa o provvedere al proprio sostentamento, come ad esempio recarsi a far la spesa nelle ore in cui non ha l’obbligo di rimanere nella propria abitazione a disposizione dei controlli, però non può svolgere mansioni che possano ritardare il decorso della malattia.

Pertanto, se fortemente influenzato, dovrà riguardarsi il più possibile e uscire di casa ben coperto se il clima è rigido in modo da non aggravare le proprie condizioni. Allo stesso modo se presenta dolori articolari o alla schiena non potrà sollevare alcun peso, e questo non è solo un riguardo dovuto al buon senso o ai consigli del medico curante ma un vero e proprio obbligo consistente nel far sì che la malattia esaurisca la sua portata nel più breve tempo possibile.

Il datore di lavoro potrà eventualmente avvalersi di investigatori privati per poter documentare occupazioni svolte dal dipendente in malattia in contrasto con il suo stato, ovviamente l’investigatore non potrà invadere la privacy domestica del soggetto controllato ma solo effettuare controlli sulle attività esterne all’abitazione.

Insomma un lavoratore corretto e in buona fede è colui che, quando si trova in malattia, sta riguardato e fa in modo di guarire in tempi consoni e fisiologici senza trovare stratagemmi per tornare al lavoro il più tardi possibile.