Nel breve articolo di oggi affrontiamo il grave problema della smaterializzazione del processo penale, a riprova che il virus non colpisce solo le persone ma anche i loro Diritti, negando un efficace contraddittorio e un pieno Diritto di Difesa a chi si trova sotto processo penale e vive – già solo per questo – un momento buio e complicato.

Per il nostro sistema giudiziario, trovarsi sotto indagine e sotto processo penale non è sinonimo di colpevolezza, si affronta il processo da Innocenti, sarà poi compito dello Stato provare la colpevolezza e far sì che regga nei vari gradi di giudizio.

Ecco, parliamo di un Innocente.

Un Innocente che non può andare in Tribunale, nonostante vi siano gli spazi adeguati per il distanziamento sociale, e deve vedere da uno schermo il processo per il quale può essere privato della sua libertà.

Un Innocente che si deve affidare a videocamera e microfono e sperare che le parole del suo Difensore non subiscano interferenze e vengano recepite dal Giudice e dal Pubblico Ministero.

Già il processo penale è una ricostruzione in chiave di tragedia di un fatto reale, motivo per cui ci vestiamo di nero, con una Toga, come ad un funerale, se ci aggiungiamo il distacco fisico diventa una catastrofe che travolge i Diritti, i Principi Costituzionali, le Garanzie di un Processo giusto ed equo.

Io non vorrei mai trovarmi Imputato in un Processo che si svolge online, e non vorrei mai che capitasse a voi o ai vostri figli.

Per questo dico NO al Processo Penale da Remoto.